Robert Faurisson

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Robert Faurisson, nato nel 1929 da padre francese e madre scozzese, è un critico letterario e storico, noto soprattutto come caposcuola e principale esponente del revisionismo olocaustico, impropriamente e spregiativamente qualificato come "negazionismo" dai suoi detrattori.

Docente di letteratura dapprima alla Sorbona, poi a Lione, Faurisson elaborò la sua metodologia revisionista (che rifiuta le spesso verbose e fumose sovrastrutture metodologiche della sociologia, della psicanalisi e dello strutturalismo in favore di un ritorno ad un sano "Positivismo" che esamini i testi nella loro concretezza e nel loro contesto storico, mettendone in luce "il senso e il controsenso, il vero e il falso") innanzitutto nel campo dela critica letteraria, analizzando, esplicando e spesso demistificando vari scrittori avvolti da un alone quasi mitologico, come Nerval, Rimbaud, Lautréamont.

Dietro ispirazione di Paul Rassinier, partigiano francese internato e torturato ad Auschwitz, Faurisson elaborò poi la sua visione della Shoah, secondo cui i nazisti non concepirono mai un piano di sterminio sistematico (di cui non si è mai trovato l'ordine scritto, tanto che Hilberg si trovò costretto ad ipotizzare, quasi metafisicamente, "an incredible meeting of minds", "a mind-reading consensus" fra i vertici e la gerarchia), ma piuttosto di deportazione, e l'esistenza delle camere a gas omicide urterebbe contro assurdità, controsensi ed impossibilità di ordine fisico-chimico, architettonico e documentario.

A suo avviso, "Hitler non ha mai ordinato né consentito che chicchessia fosse ucciso a causa della sua razza o della sua religione".

Di rilievo, e metodologicamente significativo, anche lo studio condotto sul Diario di Anna Frank, di cui Faurisson sottolineò sia le palesi inverosimiglianze ed incoerenze interne (ad esempio la contraddizione fra l'assoluto silenzio che i segregati avrebbero dovuto mantenere per non essere scoperti e i continui e fragorosi rumori che invece essi producevano, o l'impossibilità di non essere visti dal vicinato), sia le discrepanze sostanziali fra le diverse stesure, discrepanze che fanno della presunta "edizione critica" un incoerente centone.

Le censure, le persecuzioni giudiziarie e le aggressioni fisiche di cui Faurisson è stato fatto oggetto confermano la difficoltà che la storiografia ufficiale ancora incontra nel confutare alcune delle sue argomentazioni.

Del tutto infondata (e rigettata anche da Noam Chomsky, che difese la libertà, da parte di Faurisson, di esporre le sue concezioni) l'accusa secondo cui egli sarebbe mosso da intenti antisemiti.

Un suggestivo ritratto dell'uomo e del ricercatore è stato dato da Paul-Eric Blanrue nel documentario "Robert Faurisson, un homme" ( http://www.holocauste.com ).

Le sue argomentazioni circa le camere a gas sono pacatamente e documentatamente esposte in questo video:

http://www.youtube.com/watch?v=QNfCMOURvbI