Conferenza di Wannsee

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Alla Conferenza di Wannsee, tenutasi a Berlino nel gennaio del 1942, parteciparono quindici alti ufficiali nazionalsocialisti (fra cui Reinhard Heydrich ed Heinrich Himmler), per decidere come attuare la "Soluzione finale della questione ebraica" (Endlösung der Judenfrage).

Anche se, come lamenta lo storico ebreo Yehuda Bauer, il pubblico continua a ripetere "la sciocca storia" ("the silly story") secondo la quale a Wannsee venne deciso lo sterminio degli ebrei, chiunque esamini il testo del verbale della conferenza ([1]) vedrà chiaramente che il progetto (largamente condiviso dall'élite sionista) era quello di una deportazione verso Est, nei territori del Governatorato Generale; deportazione condotta, peraltro, in modo così brutale, e in condizioni ambientali tanto avverse, da provocare (secondo una mentalità non lontana da quella del positivismo evoluzionista) un "decremento naturale", a cui sarebbe sopravvissuta solo la parte migliore e più forte, che avrebbe costituito il primo nucleo di una "nuova nazione ebraica".

Del tutto priva di riscontro storico è la notizia secondo cui, dopo la fine della conferenza (e dunque senza traccia rimasta nel verbale), i gerarchi presenti avrebbero cinicamente discusso dei mezzi tecnici più idonei per compiere lo sterminio.

Ricolma di contraddizioni e di incongruenze, come anche la storiografia ufficiale riconosce, è la testimonianza processuale di Adolf Eichmann.