Julius Evola

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Julius Evola (1898-1974) fu un filosofo e studioso di discipline esoteriche italiano.

Biografia

Nato a Roma da famiglia siciliana, educato secondo il più rigoroso cattolicesimo, sviluppò però ben presto un ribellismo antiborghese ma, in pari tempo, uno sdegnoso rifiuto dei miti della modernità e del progresso. Ingegno poliedrico, e perciò tanto più raro e notevole in un'era di esasperato specialismo, egli volse sempre il suo sguardo all'Assoluto e al Trascendente, cui l'individuo doveva cercare di elevarsi, contro ogni angusta convenzione sociale, contro ogni smorta abitudine sentimentale, professionale e familiare. Autore di opere di argomento esoterico, politico e religioso, deve però la sua fama soprattutto al libro La rivolta contro il mondo moderno, vero pilastro del suo pensiero. Influenzato da autori come Wilde, D'Annunzio, Nietzsche, Weininger, Michelstaedter, associò all'indifferenza per il cristianesimo il rifiuto delle convenzioni borghesi. Agli albori del secolo si avvicinò al movimento futurista, e successivamente al dadaismo, la cui sistematica violazione di ogni norma e di ogni convenzione comunicative, logiche, formali, certo poteva soddisfare la sua volontà di ribellione, la sua tensione ad una “liberazione totale”, ad una “autodissoluzione dell'arte in forme più elevate di libertà”. Ma il suo “impulso verso l'incondizionato”, la sua volontà di scindere la forma artistica da ogni predeterminata necessità o aspettativa di carattere contenutistico, lo condussero a divenire uno dei primi teorici e dei primi artisti italiani ascrivibili all'astrattismo (come conferma il saggio Arte astratta, del 1920). Nel 1921 abbandonò la pittura, che sentiva essersi eccessivamente piegata, anche nelle sue manifestazioni d'avanguardia, alle esigenze del mercato.

Filosofia, Ermetismo, Esoterismo

Nel primo dopoguerra, crebbe l'interesse di Evola per la filosofia ermetica e le dottrine esoteriche. All'idealismo astratto egli contrappose la concezione dell'Individuo Assoluto, capace di sentire e di vivere, in modo diretto ed esperienziale, l'essere puro, anteriore ad ogni determinazione e ad ogni razionalizzazione. Il suo pensiero, interamente vòlto all'interiorità, alla soggettività e all'autorealizzazione del Sé, venne, com'egli stesso aveva previsto, ignorato dai circoli accademici. Egli fondò (per poi venirne estromesso, a causa di tensioni e dissapori interni, nel 1929) il Gruppo di Ur, associazione esoterica intesa a rivisitare, in modo rigoroso, sulla base delle fonti, le discipline iniziatiche.

Fascismo, Nazionalsocialismo e ideologia della razza

Sebbene considerato e bollato spesso come pensatore fascista, Evola incontrò, negli ambienti nazifascisti, diffidenza e ostilità, se non aperto rifiuto, soprattutto per la sua visione individualistica ed aristocratica, che mal si sposava al populismo del regime (che peraltro Evola considerava decisamente preferibile al comunismo).

Del Nazionalsocialismo, Evola rigettò il razzismo biologico, cui egli contrapponeva un “razzismo spirituale”, capace di ricondurre l'idea di razza a quella, etimologica, di ratio o di radix, dunque ad una matrice culturale, intellettuale, storica, identitaria e insieme metafisica, temporale eppure sostanziale, in nessun caso riducibile all'aspetto biologico, e tale da distinguere, più che discriminare, e semmai valorizzare, le ascendenze e le tradizioni dei popoli.

Dopoguerra

Gravemente ferito a Vienna dalle bombe sovietiche, tanto da perdere l'uso degli arti inferiori, mentre passeggiava noncurante, pronto ad andare incontro alla morte se il destino l'avesse voluto, tornò in Italia nel 1946. Nel 1951, fu processato ed assolto per apologia del fascismo. Gli ultimi anni furono segnati da dolore e amarezza. Morì nel 1974. Le sue ceneri furono riposte fra i ghiacci perenni del Monte Rosa.