Franco Freda

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Franco Freda, nato a Padova nel 1941, è un intellettuale italiano, “cattivo maestro” legato al Neofascismo. Accusato della Strage di Piazza Fontana, è stato ripetutamente assolto.

Dapprima militante nel Movimento Sociale Italiano, fondò poi il "Gruppo di Ar" e la relativa casa editrice, legata al pensiero tradizionalista di Julius Evola.

Il Manifesto del Gruppo, pubblicato nel 1963, professava il rifiuto delle istituzioni apparentemente democratiche e del sistema partitocratico, un ribellismo antiborghese, una sorta di aristocrazia spirituale che risuscitasse i miti e i valori della tradizione occidentale.

Nel saggio La disintegrazione del sistema, edito nel 1969, vengono poste e teorizzate le fondamenta del Nazimaoismo, sorta di paradossale ed iconoclastica coincidentia oppositorum in cui estrema destra ed estrema sinistra si fondono in un comune anelito anarchico, al di là o al di sopra di ogni schieramento partitico, nel segno di un antidemocratico aristocraticismo spirituale che coniugava l'utopia comunista con il metastorico paràdeigma, l'immateriale e futuribile modello, della Politeia platonica.

Vicino al razzismo spirituale di Julius Evola, Freda considera la razza, etimologicamente, come ratio, come idea-forma in senso platonico. Le razze, nel loro multiverso uno e molteplice, sfaccettato eppure ordinato, costituiscono quindi un sistema di valori distinti, che non possono essere confusi e mescolati, se si vuole evitare che il Kosmos, l'Ordine, riprecipiti nel Caos della materia indifferenziata. Razza intesa, dunque, in senso culturale, oltre e più che biologico, e come concetto contrapposto alla deriva postmoderna dell'indifferenziato e indistinto melting pot, senza più passato, senza più tradizioni e identità, facile preda dei falsi miti materialistici ed utilitaristici.