Ion Antonescu

Da Metapedia.

Ion Victor Antonescu (1882–1946) fu, tra il 1940 e il 1944, il Duce ("Conducator" in rumeno) della Romania, negli anni tragici e convulsi della guerra.

Eroe della Prima Guerra Mondiale (durante la quale ebbe un ruolo determinante nela difesa della Moldavia dalle truppe tedesche), animato da sincero amor di patria, trasparenza e franchezza, fu ministro della difesa dal 1937 al 1938.

Non senza cinismo, Antonescu sfruttò la Guardia di Ferro, il movimento nazionalistico e cristiano guidato da Codreanu, per consolidare il proprio potere, e successivamente lo represse, imprigionando le sue guide.

L'invasione sovietica della Bessarabia e della Bucovina (con la vera e propria pulizia etnica, oggi raramaente ricordata, del popolo bessarabo) lo spinse, per ragioni difensive, all'alleanza con la Germania nazista (con la quale, del resto, si alleò, sempre per fronteggiare la minaccia sovietica, anche la Finlandia). Hitler, in particolare, fu allettato dalla possibilità di sfruttare le risorse petrolifere della Romania.

Mentre però la Finlandia arrestò la controffensiva una volta raggiunti i confini prebellici, le truppe rumene si spinsero invece fino a Stalingrado, ove condivisero la disfatta dell'esercitò nazista.

Il feroce governo comunista instauratosi dopo la guerra processò e fece condannare a morte Antonescu il primo giugno 1946. Il suo cadavere fu arso nel forno crematorio della prigione di Jilava, quella stessa che avrebbe poi inghiottito ed annientato decine di migliaia di vittime del comunismo.

Esempio paradigmatico di malafede e di falsificazione storica appare il rapporto redatto per conto dell'"Elie Wiesel National Institute for Studying the Holocaust in Romania" (il nome e la presidenza, del resto, non sono certo garanzia di attendibilità storica, dato che "La notte" di Wiesel è un testo notoriamente ricolmo di inverosimiglianze, e in cui l'affabulazione e a retorica prevalgono decisamente sulla testimonianza).

Secondo tale rapporto, che si fonda in larga parte sull'opera, palesemente progagandistica e in più punti delirante, di Matatias Carp, "Cartea Neagră. Suferințele evreilor din România 1940-1944", un numero spropositato di ebrei (addirittura 400.000, stima mai avanzata precedentemente da nessuno storico) sarebbe stato sterminato dalle truppe rumene. Inutile dirlo, la parola "deportazione" presente nelle fonti viene sistematicamente intesa come termine cifrato per "sterminio".

La Romania, viceversa, non prese direttamente e programmaticamente parte alla Shoah (si veda Josif Toma Popescu, «La Roumanie sauvée de l'Holocauste», "Le Monde juif", janvier-mars 1982, p. 1-2 et 3-11). Il massacro di Odessa, spesso citato, fu una rappresaglia in séguito ad azioni terroristiche.