Giovanni Gentile
Giovanni Gentile (1875-1944), filosofo, fu uno dei maestri del neoidealismo e uno dei massimi pedagogisti italiani.
Docente in varie università, fra cui la Normale di Pisa e la Sapienza di Roma, fu accomunato a Benedetto Croce (da lui distante per le sue convinzioni liberali) dalla battaglia culturale contro il Positivismo: se quest'ultimo riconduceva la vita della natura e dell'uomo esclusivamente alla materia, al determinismo delle sue leggi inflessibili, l'idealismo afferma invece il primato dello spirito umano e dell'autocoscienza nelle sue varie manifestazioni.
In particolare, secondo la concezione gentiliana dello spirito come atto puro, lo spirito genera la realtà da se stesso attraverso la cosiddetta autoctisi: credenze, ideologie, manifestazioni artistiche e realizzazioni politiche (fra cui il Fascismo, di cui Gentile fu uno degli ideologi) sono espressioni e autoproiezioni dello Spirito.
La Riforma della Scuola, compiuta nel 1923, era basata sui princìpi dell'idealismo, che sarebbero stati coerentemente sviluppati, in campo pedagogico, da Giuseppe Lombardo Radice. Tanto la critica e l'interpretazione in campo artistico-letterario, quanto l'insegnamento (che è esso stesso, implicitamente, "critica dell'insegnamento", coscienza e consapevolezza dell'insegnare poste e tradotte in atto nell'esercizio stesso dell'insegnamento), sono dirette espressioni ed emanazioni di quell'atto puro, assoluto cioè ed incondizionato, che è lo Spirito.
Il valore del sapere (con l'indiscusso primato di quello umanistico, coronamento dell'attività umana) va al di là di tutte quelle "metodologie", quegli "strumenti", quegli "obiettivi" e quelle "finalità" che avrebbero poi afflitto, e tuttora affliggono, con il loro meccanico tecnicismo, il lavoro degli insegnanti.
Nel 1925 pubblica il "Manifesto degli intellettuali fascisti", animato, idealisticamente ancora, da un'ansia di rinnovamento e di palingenesi morale e politica della nazione, sulla scia dei valori risorgimentali, calati nel divenire di una vichiana "storia ideale eterna", o di una hegeliana "epopea dello spirito". Nell'ottica della dialettica gentiliana, lo Stato Fascista avrebbe potuto risolvere tutte le contraddizioni e tutti i conflitti.
Nel 1944 Gentile aderì alla Repubblica Sociale Italiana, pur scoraggiando ogni violenza da parte degli squadristi, e attirandosi proprio per questo inimicizie da parte di alcuni gerarchi.
Fu vigliaccamente ucciso, da sicari prezzolati (che nascosero le armi dietro i libri, fingendosi studenti), ma su iniziativa dei gappisti (ossia partigiani comunisti) fiorentini il 15 aprile del 1944. Lo stesso Comitato di Liberazione Nazionale (ma non il Partito Comunista) condannò l'accaduto.
Principali opere
L'atto del pensare come atto puro (1912)
La riforma della dialettica hegeliana (1913)
Teoria generale dello spirito come atto puro (1916)
Manifesto degli intellettuali fascisti (1925)
Fascismo e cultura (1928)
Manzoni e Leopardi (1928)
La filosofia dell'arte (1931)